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Test antidroga falsi-positivi: la Cassazione bacchetta Salvini e il Nuovo CdS I “Servono prove concrete”

Posto di blocco (Adobe)-solomotori.it

Ancora una volta sembra essere oggetto di discussione: l’accertamento della guida sotto effetto di stupefacenti, secondo la Cassazione.

Il nuovo Codice della Strada non ha solo destato l’attenzione e la preoccupazione dei conducenti italiani, sempre all’erta per non commettere infrazioni, che potrebbero rivelarsi assai pesanti nelle conseguenze, ma anche un gran vociferare su controlli, multe e sanzioni.

Automobilisti e conducenti, partiti politici, media e stampa e questa volta ad intervenire è stato il supremo organo della Corte di Cassazione, imponendo la sua voce su quanto possa avvenire durante un posto di blocco, specie in vista di controlli per alcune infrazioni.

Nello specifico, quella tra le più discusse, la guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Una sua sentenza sembra essere intervenuta sulla validità dei test preliminari anti-droga e quello che può essere il caso del falso positivo, di cui in queste settimane si sta tanto discutendo.

Il fine ultimo della Corte di Cassazione è quello di ribadire un concetto di trasparenza e tutela, anche per i conducenti, e cioè l’obbligo e la necessità che nel far rispettare la legge e le norme del Codice della Strada, non si venga mai meno alla presenza di prove concrete che accertino con veridicità l’assunzione di droghe e l’alterazione psico-fisica alla guida.

Nuovo Codice della Strada: cosa ha da dire la Cassazione

Quella dell’accertamento della guida sotto effetto di stupefacenti, una norma che è diventata un punto caldo della nuova riforma del Codice della Strada, che il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha fortemente incentivato e voluto. Per la precisione la Corte di Cassazione, si è riferita ad alcuni casi del genere registrati quando ancora non era in vigore il nuovo Codice.

Con la sentenza n.2020/2025, dispone che per accertare lo stato di alterazione e l’assunzione di droga alla guida, il solo test delle urine, non sempre può ritenersi affidabile, contemplando invece le analisi del sangue, per una maggiore certezza. Si tratterebbe infatti, della prova più concreta e attendibile della presenza di sostanze stupefacenti in corpo a chi guida, in quel dato momento, a differenza del test delle urine, che potrebbe certo verificare la presenza di droga ma anche magari assunta a distanza di giorni dalla conduzione del veicolo.

Test e esami del sangue (Canva)-solomotori.it

La necessità di prove concrete durante gli accertamenti

Non solo esami delle urine e del sangue, ma starebbe agli agenti delle Forze dell’Ordine valutare anche movimenti e comportamenti del conducente che potrebbero effettivamente rivelare l’assunzione di droghe. Questa sentenza della Cassazione, pur riferendosi a un caso precedente la riforma del 14 dicembre 2024, rivela ancora una volta l’esistenza di alcuni punti di fragilità nel nuovo Codice che vanno sicuramente approfonditi.

E sembra che l’organo supremo della Cassazione abbia voluto mettere in chiaro la sua opinione riguardo l’articolo 187 del Codice, i metodi di accertamento discutibili e le sanzioni severissime, nonostante la presa di coscienza dell’obiettivo più che nobile di ridurre e prevenire incidenti e morti per tale causa, sulla strada.

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