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Nothing ‘si tinge’ di arancione: Carl Pei annuncia il sub-brand CMF by Nothing

Dopo aver polarizzato l’utenza nelle ultime settimane con il lancio del Nothing Phone (2), ultimo smartphone dell’azienda di Carl Pei, Nothing torna a far parlare di sé con un annuncio durante l’ultimo Community Update. Lo stesso Carl Pei ha comunicato la nascita di CMF by Nothing: un sub-brand della sua azienda principale che arriverà sul mercato entro la fine dell’anno con il lancio di auricolari ed uno smartwatch.

L’esigenza di creare un sub-brand (tra l’altro molto presto per un’azienda giovane come Nothing), nasce dalla volontà di ”creare un design migliore e più accessibile” per la fascia economica dei prodotti tech. La strategia punta chiaramente ad attirare una base più ampia di consumatori, aspetto fondamentale per la startup, offrendo loro un’alternativa valida e riconoscibile nel mare di prodotti ”anonomi” che invadono il mercato al giorno d’oggi. Carl Pei infatti ha ribadito come non ci sia molto per cui ”entusiasmarsi” in quel segmento dell’elettronica di consumo.

La nascita di CMF non andrà ad intaccare il lavoro di Nothing sui prodotti principali, in quanto la gestione del sub-brand sarà affidata ad un team separato. Quindi Nothing continuerà ad occuparsi di ”innovazione nel design”, mentre a CMF avrà il compito di creare prodotti accessibili ma di qualità, coniugando alle due esigenze la ricerca di un ”design pulito”. Il nome stesso del nuovo brand racchiude nel suo acronimo un riferimento ai Colori, Materiali e Finitura del processo industriale per il design.

Come anticipato entro la fine dell’anno sarà possibile dare uno sguardo ai nuovi prodotti del brand e nei prossimi mesi saranno svelati nuovi dettagli a riguardo. Sicuramente una delle prime domande che sorgono spontanee riguarda il sistema operativo su cui si baserà il nuovo smartwatch. Sicuramente Wear OS potrebbe essere la soluzione maggiormente desiderata dai più, avendo già così un solido ecosistema di base da poter integrare facilmente con lo smartphone, a discapito però probabilmente della batteria.

Di contro un OS proprietario richiederebbe ovviamente un lavoro maggiore sullo sviluppo, sacrificando quasi per certo l’integrazione con app terze, ma ne guadagnerebbe lato batteria. Tenendo conto della fascia di riferimento del prodotto, questa però potrebbe essere la giusta occasione per riproporre sul mercato una concezione di smartwatch semplice ma anche pratico e funzionale, provando magari a colmare il vuoto lasciato tempo fa da Pebble.

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