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F1 | Ferrari ai minimi termini, Leclerc e Sainz smentiscono Vasseur

La Ferrari esce da Miami con le ossa rotte. Il tracciato americano è teatro di una giocata da quaterback degna del superbowl da parte di Max Verstappen, capace di “lanciarsi” dalla nona alla prima posizione con una rimonta furiosa e ferale per gli avversari, a partire da Perez che ha dovuto riporre nel cassetto i suoi sogni di gloria.

Sullo sfondo dell’assolo di Verstappen si è stagliata, o meglio spiaggiata, una malinconica e inguardabile Ferrari, alla quale è mancato tutto: brio, velocità, ritmo. La SF-23 ha confermato sulla pista liscia di Miami di essere un progetto carente, ai limiti del fallimentare. E il sospetto, sempre più radicato, è che ci sia ben poco da fare, e che gli stessi tanto attesi sviluppi di Imola e Barcellona siano più una speranza che una concreta possibilità di miglioramento. La verità è che la SF-23 sul tracciato della Florida non stava in pista: nervosa col posteriore, pessima con le gomme, imprevedibile nel bilanciamento.

Il fitto conciliabolo tra Sainz e Leclerc a fine GP è l’immagine più emblematica del fine settimana di Maranello. Charles scuoteva la testa, i volti erano attoniti, entrambi hanno lamentato apertamente l’eccessivo degrado delle gomme, l’incostanza nel ritmo e – cosa più grave – l’imprevedibilità del comportamento.

Per il Cavallino dovrebbe essere umiliante sentire Leclerc affermare che l’auto prima non girava e poi la curva dopo partiva in sovrasterzo oppure sentire lo stesso Sainz dire che non riusciva a fare due giri in fotocopia.

V’è da dire che lo spagnolo è apparso più fiducioso sugli sviluppi, dichiarando apertamente che la Ferrari proverà a prendere un’altra direzione (da Barcellona) mentre Charles è apparso avvilito e sfiduciato, tanto nei gesti quanto nelle parole.

Intanto entrambi hanno defintivamente smentito il “mantra” di Vasseur, secondo cui un’auto veloce in qualifica non può essere sbagliata concettualmente. La SF-23 invece pare proprio un disastro sul long run, con una difficoltà dai contorni grotteschi (“dobbiamo capire”, il ritorno) a gestire le gomme. Ricordiamo che questa non è la Rossa di Vasseur, ma è figlia della gestione Binotto. F-Red come, soprannominato dalla tv in pieno periodo di retorica invernale, deve però darsi una mossa.

L’attuale gruppo tecnico di Maranello sbaglia da troppi anni; è ora di prendere un direttore tecnico di spessore che abbia una visione, un quadro di insieme chiaro e preciso. Un grande direttore tecnico e poi tanti altri ingegneri bravi. Ma la Ferrari non si è stancata di essere così scarsa?

Antonino Rendina

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