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Rinnovabili, tutto fumo niente arrosto? Multinazionale fa marcia indietro

Shell saluta il responsabile delle energie rinnovabili. Come un fulmine a ciel sereno, colui che se ne è occupato per l’azienda nell’ultimo biennio, Thomas Brostrøm, lascia il ruolo “per seguire nuove opportunità esterne”. Nel recente periodo qualcosa deve essere evidentemente cambiato nei piani della compagnia. In precedenza, il colosso della mobilità aveva fatto parlare di serie attraverso una serie di manovre volte a garantire un maggior rispetto del Pianeta. L’arrivo di Brostrøm in Shell risale all’estate 2021, quando l’allora amministratore delegato Bern van Beurden lo reclutò per rafforzare l’impegno sulle rinnovabili.

Shell disinveste sulle rinnovabili: saluta Thomas Brostrøm

Ma con il passaggio di consegne a Wael Sawan, risalente allo scorso gennaio, i programmi sono cambiati. Le nuove strategie approvate dal ceo in carica stabiliscono, infatti, un dietrofront, con il ritorno alla produzione su vasta scala di gas e petrolio, a fronte di minori investimenti nelle alimentazioni alternative.

Sempre pochi giorni fa la World Benchmarking Alliance ha accusato, nel report Oil and Gas Benchmark, le realtà del settore petrolifero di non aver fatto dei passi in avanti dagli Accordi di Parigi sottoscritti nel 2021. Il concomitante annuncio dell’uscita di scena di Brostrøm pare avvalorare la tesi. Anche perché fino poc’anzi Shell dava l’impressione di essere una delle realtà maggiormente avviate verso la mobilità green.

Lo suggerivano i diversi accordo siglati di assoluto prestigio, ad esempio quella con BYD per portare nuove stazioni di ricarica nel Vecchio Continente. Il Costruttore cinese è uno dei nomi emergenti tra quelli specializzati nella fabbricazione di bev; perciò, l’intesa trovata con Shell aveva un chiaro fine dietro. Da non dimenticare poi la scelta di trasformare vari distributori tradizionali in hub di ricarica per i mezzi a batteria. In passato erano, peraltro, circolati dei rumor circa l’ipotetico abbandono completo del petrolio. In maniera graduale, il cosiddetto “oro nero” avrebbe dovuto lasciare spazio all’energia elettrica pulita. Poi cosa sia successo nella stanza dei bottoni solo il management ne è al corrente.

Nessuno riesce a darsi una spiegazione circa l’improvviso cambio di idea, anche perché, al di fuori, l’industria pare andare in quella direzione. Eppure, il corso di Shell è sostanzialmente un “ritorno alle origini”, che lascia stupiti pure tenendo conto dei paletti posti dalla Commissione UE circa il bando dei veicoli endotermici. Con il rilancio dei piani inerenti al petrolio e la perdita di influenza di Brostrøm, poi rivelatosi un preludio all’addio, divampano le domande senza risposta.

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