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Codice della strada, secondo gli avvocati questa norma è incostituzionale: non possono farti un bel niente

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Corte Costituzionale: illeggittimità della revoca della patente in caso di sequestro amministrativo. Le procedure dovrebbero essere semplificate e più trasparenti

La recente sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità parziale dell’articolo 213, comma 8, del Codice della Strada ha portato un’importante ventata di novità nel complesso panorama delle sanzioni amministrative nell’ambito della circolazione stradale. Questa disposizione, che regolamenta la custodia dei veicoli sottoposti a sequestro amministrativo, è stata a lungo considerata una delle più controverse e criticate del nostro ordinamento giuridico.

Le critiche mosse all’articolo 213, comma 8, erano molteplici e profonde, radicate in principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico. Il proprietario del veicolo, pur non essendo stato ancora giudicato colpevole di alcun reato, si trovava a dover far fronte a una serie di oneri e limitazioni, tra cui la custodia del mezzo e il rischio di ulteriori sanzioni.

In particolare la misura della revoca della patente, sanzione particolarmente grave, appariva del tutto sproporzionata rispetto alla condotta contestata, ovvero la circolazione abusiva di un veicolo sequestrato. Quest’ultima, infatti, poteva essere commessa anche da terzi, senza alcuna responsabilità diretta del proprietario.

La norma non prevede alternative alla custodia diretta del veicolo da parte del proprietario, costringendo quest’ultimo a sostenere costi elevati per il deposito o la sorveglianza del mezzo.

Cosa cambia con la sentenza della Corte Costituzionale?

La Corte Costituzionale, nel dichiarare incostituzionale la parte della norma che prevedeva la sanzione accessoria della revoca della patente, ha inteso riequilibrare il rapporto tra le esigenze di tutela dell’ordine pubblico e la salvaguardia dei diritti individuali. In particolare, la Corte ha sottolineato come la revoca della patente fosse una sanzione eccessivamente gravosa e sproporzionata rispetto alla condotta contestata.

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Le conseguenze pratiche della sentenza della Corte Costituzionale sono molteplici. La decisione ha contribuito a rafforzare il principio di presunzione di innocenza e a limitare l’impatto economico del sequestro amministrativo. Inoltre la sentenza ha aperto la strada a una riforma più complessiva della normativa in materia di sequestro amministrativo, al fine di garantire una maggiore chiarezza e prevedibilità delle procedure.

La sentenza della Corte Costituzionale infatti, rappresenta un punto di svolta importante, ma non chiude il dibattito. Rimangono ancora aperte diverse questioni, tra cui la necessità di una riforma organica. È auspicabile una riforma complessiva della normativa, che tenga conto delle indicazioni fornite dalla Corte Costituzionale al fine di introdurre alternative all’onere della custodia e procedure semplificate e  trasparenti per ridurre i tempi e i costi per i cittadini.

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