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F1 | Ralf Schumacher: “La Ferrari è ancora condizionata dalle scelte di Marchionne”

Per Ralf Schumacher non ci sono dubbi. La Ferrari paga, ancora oggi, le scelte effettuate dall’allora presidente Sergio Marchionne. Tra le novità portate a Maranello dal manager italo-canadese, diventato nell’ottobre 2014 il numero uno della Rossa prendendo il posto di Luca Cordero di Montezemolo e morto nel luglio 2018, figurava il “metodo orizzontale” e l’esaltazione delle competenze nostrane all’interno della Gestione Sportiva. Un percorso che, come sottolineato dall’ex pilota tedesco, non ha dato i frutti sperati e che ha evidenziato anche altre lacune: tra le quali figura quella relativa alla mancanza di peso politico.

“Per quanto riguarda il telaio e il motore, hanno fatto un buon lavoro – ha dichiarato Schumacher – Stanno facendo bene lì. Si trattava più di fallimenti ed errori nei pit stop e nella strategia. E anche i piloti hanno commesso troppi errori. Vasseur ora deve lavorare su tutto questo. Questo richiederà tempo. Ma il problema resta la politica. Penso che stiano ancora soffrendo per la morte di Marchionne avvenuta nel 2018, che in Ferrari aveva proclamato una scuderia tutta italiana un credo”.

Schumacher, completando la propria disamina sulla Ferrari, ha poi parlato anche di Mattia Binotto oramai ex team principal della Rossa: “Un esempio: al predecessore di Vasseur, Mattia Binotto, uno che aveva lavorato in Ferrari fin da piccolo, anche con mio fratello, non mancava certo la competenza tecnica, ma la grinta. Sospetto che fosse troppo legato alla Ferrari per poter prendere le decisioni giuste, il che a volte può essere scomodo. Ma: non è la nazionalità che conta, ma la qualità. La grande forza nell’era del successo con mio fratello: c’era una competenza incredibile. Mio fratello, Jean Todt, Ross Brawn o Rory Byrne, anch’egli coinvolto nell’ottima macchina dell’anno scorso. Era importante che avessero tutta la libertà di cui avevano bisogno”.

Per Schumacher l’estraneità di Vasseur alle vicende interne di Maranello potrà aiutarlo nel proprio percorso: “Sì, è così che la vedo. Si è fatto da zero nel motorsport. E sembra avere grandi capacità sociali, trovando il giusto approccio per ottenere il massimo da ogni dipendente. Ma continuo a non pensare che saranno candidati al Mondiale. Anche se mi piacerebbe per la tensione”.

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